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V RAPPORTO 2022

Il Divario generazionale. La generazione Z e la permacrisi

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Presentato in Luiss il V Rapporto 2022 sul Divario Generazionale: “Il divario generazionale. La generazione Z e la permacrisi”.

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Il Ministro Abodi: necessario investire nelle opportune competenze

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Roma, 23 marzo 2023. Si è svolto questa mattina presso il campus Luiss Guido Carli di Viale Romania l’evento di presentazione del V Rapporto sul Divario Generazionale a cura della Fondazione Bruno Visentini dal titolo: “Il divario generazionale. La generazione Z e la permacrisi”. Il convegno è stato introdotto dai saluti del Presidente della Fondazione Alessandro Laterza, mentre i principali risultati e le proposte contenute nel nuovo Rapporto sono stati esposti dai Condirettori scientifici della Fondazione, il Professor Luciano Monti e il Professor Fabio Marchetti, entrambi docenti Luiss.

 

Successivamente, il convegno si è arricchito con gli interventi di Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, Tiziano Treu, Presidente del CNEL e Maria Cristina Pisani, Presidente del Consiglio Nazionale Giovani. Per le parti sociali sono invece intervenuti Alfonso Balsamo, area “Lavoro, Welfare e Capitale Umano” di Confindustria, Christian Ferrari, Segretario Confederale CGIL, Andrea Cuccello, Segretario Confederale CISL e Ivana Veronese, Segretaria Confederale UIL. Al Presidente Laterza sono state infine affidate le conclusioni dell’evento.

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L’indice di divario generazionale (GDI – Generational Divide Index) indica un leggero miglioramento nel 2021 (141 punti) rispetto all’impennata del 2020 (144), ma allo stesso modo dimostra anche che quella che oramai da più parti viene definita la permacrisi esplica effetti asimmetrici sulle differenti fasce di età, colpendo con maggiore forza quelle giovanili. Il dato registrato nel 2021, infatti, non riporta alla fase pre-pandemica (134 punti nel 2019), ma a quella degli anni della recessione (2012) con un balzo indietro di un decennio: in momenti di forti crisi sistemiche come quella attraversata a seguito della pandemia, nel nostro Paese le fasce più giovani della popolazione sono le prime a pagare e le ultime a riprendersi. Tra i 43 indicatori che compongono i 14 domini dell’indice, quelli più penalizzanti per i giovani riguardano in particolare il peso eccessivo del sistema pensionistico sui conti dello Stato, la parità di genere, la povertà, il debito pubblico, il capitale umano e il credito e risparmio.

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Nonostante ciò, anche per il 2022 si continua a registrare una costante disaffezione del Legislatore per le misure direttamente rivolte ai giovani e inserite in una strategia pluriennale, che abbracci tutte le sfere che interessano lo sviluppo economico, sociale e individuale dei nostri giovani. Le misure generazionali, infatti, nonostante l’acclarato e già ricordato impatto asimmetrico della pandemia, si sono ridotte da 1,8 miliardi di euro nella Finanziaria 2019 a 300 milioni di euro nella Finanziaria 2022. Sommando a quest’ultima anche i poco più di 700 milioni messi a disposizione dal PNRR (meno del 2% della dotazione annua) per lo stesso anno, si raggiunge a stento la somma di 1 miliardo di euro.

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La consueta indagine sul futuro dei giovani, giunta alla quinta rilevazione, è stata realizzata tra l’inizio del mese di aprile e la fine di maggio 2022, interessando, in forma anonima, circa 5 mila studenti di età compresa tra i 13 e i 20 anni, provenienti da tutta Italia e da tutti i percorsi scolastici. Dalle risposte dei ragazzi, si registrano due conferme. La prima, positiva, riguarda l’alto numero dei giovani (circa due terzi) che propende per una vita professionale autonoma, da professionista, da imprenditore o da lavoratore autonomo, a fronte di un 35% di rispondenti che dichiara di preferire la carriera da dipendente. La seconda invece, particolarmente allarmante, è relativa all’elevato numero di studenti che per crearsi una vita autonoma ritiene di dovere andare all’estero: uno studente su quattro afferma di vedersi nel prossimo futuro residente in un altro Paese europeo o extraeuropeo, purtroppo in continuità con il già alto numero di giovani che ogni anno lasciano l’Italia. Si registra, infine, che poco più di uno studente su due (51,9%) afferma di voler proseguire con gli studi universitari, di questi il 49% afferma di preferire le materie STEM.

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“Voglio soffermare l’attenzione – ha affermato il Professor Monti – su alcune raccomandazioni che il presente Rapporto rivolge al governo ed in generale al legislatore. La prima riguarda l’introduzione nel nostro Paese, sulla scia dell’esperienza tedesca e austriaca, del cosiddetto youth check, ovvero la valutazione di impatto generazionale di tutte le norme introdotte nel nostro ordinamento, affinché queste non pregiudichino il futuro dei giovani.  La seconda raccomandazione è relativa invece all’introduzione di una strategia per le politiche giovanili che guardi ad un orizzonte temporale di almeno 5 o 7 anni”.

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Il Professor Marchetti ha, invece, sottolineato che “un tema estremamente rilevante riguardo ai giovani è quello della Previdenza. In particolare, in un ordinamento ormai decisamente indirizzato verso un Sistema a tre Pilastri (previdenza pubblica di base, previdenza complementare collettiva e risparmio previdenziale individuale) la Previdenza Complementare assume per i giovani un’importanza fondamentale al fine di poter contare in vecchiaia di un reddito sufficiente alle proprie esigenze di vita. Di fronte a una situazione che vede una scarsa adesione dei giovani ai Fondi Pensione (stando agli ultimi dati della Covip solo 1,5 milioni di iscritti hanno meno di 35 anni e fra questi solo 500 mila risulterebbero le giovani donne), appare urgente prevedere dei concreti incentivi per i giovani al fine di favorire la loro adesione alla Previdenza Complementare (ad esempio, si potrebbe proporre un contributo integrativo figurativo pari al 50% dei contributi effettivamente versati per i primi 5/10 anni di iscrizione ad un Fondo Pensione).” Il Professor Marchetti ha, infine, concluso che “in ogni caso appare ormai ineludibile la necessità di introdurre una Legge Quadro sui giovani”.

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“Il mio auspicio – ha affermato il Ministro per lo Sport e i Giovani Abodi – è che i ragazzi comprendano l’importanza dell’acquisizione della conoscenza e delle opportune competenze come chiavi di interpretazione della realtà, che possano renderli artefici del proprio destino. Il Rapporto realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini è una bussola, uno strumento che permette di tracciare il giusto percorso per affrontare il problema dei “divari”, non solo quello generazionale, ma anche quello di genere e territoriale, in una visione integrata. La mia presenza qui oggi è un’assunzione di responsabilità: annuncio, infatti, il mio impegno a promuovere un Decreto-legge Giovani, di cui ho già discusso con il Presidente del Consiglio, e che si inserisca in una politica di programmazione di medio-lungo periodo per affrontare, in primis, il problema di quella percentuale significativa di ragazzi che vede il proprio futuro all’estero”.

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SCARICA LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

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Guarda il servizio di Sky Abodi: decreto legge “giovani” contro divario generazionale

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